La nostra analisi della trilogia della Luna di Ian McDonald prosegue con il secondo volume, Luna Piena, uscito su Urania Jumbo 5 nel 2019 per la traduzione da Lia Tomasich e da poco disponibile anche in edizione Titan che racchiude l’intera trilogia. Attenzione: segue qualche spoiler fisiologico dal primo volume della trilogia, di cui trovate la recensione QUI.
La caduta rovinosa di una città e di uno dei cinque Dragoni chiude Luna nuova, una spettacolare caduta controllata apre Luna piena: a precipitare dal cielo per centinaia di metri è Robson, il giovane figlio di Rafa Corta, appassionato di parkour che mette un piede in fallo e cade. Solo tutta la sua abilità di tracciatore, la sua muscolatura di adolescente e i calcoli del suo familiare (la AI elettronica che accompagna ogni abitante della Luna) gli permettono di sopravvivere all’esperienza, persino di muovere un passo spavaldo dopo l’atterraggio, diventando una leggenda, il ragazzo caduto dal cielo. È un lusso che in pochi possono sperare di ottenere nel secondo capitolo della trilogia lunare di Ian McDonald, quello che segue il collasso della famiglia Corta, l’inizio della guerra coi MacKenzie e le manovre dietro le quinte dei Sun per fare in modo di regnare sui sopravvissuti dei due Dragoni dopo che i superstiti si saranno scannati a vicenda.
Dopo aver esplorato con gli occhi della terrestre Marina la società aliena e brutale del satellite, in Luna Piena il gioco si ribalta e scopriamo la Terra con gli occhi di un lunare. Se il primo tomo vede per protagonisti Marina e il giovane Lucasinho, il secondo ha al centro il personaggio più carismatico ed eccezionale dell’intera saga: suo padre Lucas Corta, eterno calcolatore, morbosamente attaccato alla madre e al figlio prediletto, sposato a una Sun che per un soffio non l’ha ucciso, diretto sulla Terra per orchestrare il suo impossibile ritorno sulla Luna. Da lunare di prima generazione non ha mai messo piede sul pianeta d’origine. La sua struttura corporea e ossea non resisteranno, morirà schiacciato dalla gravità lunare, dicono i medici. La volontà di Lucas Corta smuove mondi e capitali; nel suo esilio silenzioso su una delle navi russe che orbitano attorno al suo pianeta natale, penetra i segreti della bossanova e della Terra, approfondendo la sua superficiale conoscenza del pianeta e delle sue logiche sociopolitiche, allenandosi per sperare di sopravvivere alla sua gravità e per compiere la sua vendetta.
La Terra del futuro non è poi dissimile a quella del presente. Dalla prospettiva lunare che avvolge il lettore è un luogo completamente privo di attrattiva in un libro decisamente più sbilanciato del predecessore, ma che ho trovato più esplosivo e autentico. Se Luna Nuova è l’operazione controllata di uno scrittore alla ricerca di un successo commerciale, Luna Piena tende a sfuggirgli di mano e a volare verso il livello letterario che gli è proprio, specie quando il protagonista è il lunare eccezionale e shakesperiano, uomo dalla tragica solitudine e implacabile eminenza grigia della trilogia. I capitoli dedicati alla preparazione del ritorno e della vendetta di Lucas sono i più impressionanti e struggenti dei tre libri.
Le vette più alte della trilogia (e tra le migliori della sua carriera) McDonald le sfiora quando immagina la Terra vista dagli occhi del lunare, disgustato da un mondo morto e privo dell’avidità vitale che impregna ogni secondo della vita sulla Luna, ma desideroso di vedere i luoghi dove la madre è nata e vissuta, i paesaggi della saudade e della memoria familiare che pure gli sono alieni e lo terrorizzano. Dona Luna conosce cento modi di ucciderti e sopravviverle è una lotta, secondo dopo secondo, respiro dopo respiro, che ti fa sentire incredibilmente vivo. Eppure la Terra nella sua vitalità straordinaria di germi, con la sua gravità schiacciante e con i suoi cieli ricolmi d’ossigeno e spazi aperti senza fine tenta giorno dopo giorno di ucciderlo.
Lucas Corta muore, Lucas Corta vince la morte e fa quello che nessuno ha mai fatto: lasciare la Luna e tentare di tornare indietro. Il prezzo da pagare però è altissimo e va ben oltre l’indebolimento senza ritorno del suo fisico, il rischio di morire anche solo provandoci. Per tornare e vendicarsi dei suoi nemici che si sono spartiti le città, gli uomini e gli eredi dei Corta, Lucas deve uccidere la Luna che ama. In Luna Piena risplende fulgida quella costruzione sociale precaria, quasi un riflesso condizionato dalla stretta necessità che rende la Luna una colonia, un avamposto industriale, una non nazione governata dal consiglio lunare e dalle cinque famiglie dei Dragoni, in cui però nessuno si occupa di politica.
La Luna è l’utopia impossibile e crudelissima in cui convivono e si fondono le più estreme forme di capitalismo e neoliberismo. Sulla Luna infatti non esiste la proprietà privata: quando si muore gli zabbalin provvedono a recuperare il carbonio, l’acqua, l’ossigeno e gli altri elementi del cadavere, fino all’ultima goccia, per ricaricare le stampanti pubbliche con cui tutti stampano armi, vestiti e ogni genere di oggetto. Non esiste nemmeno il diritto civile o penale sulla Luna: tutto è regolato da contratti e, in casi estremi, da duelli. Nessuno possiede nulla sulla Luna se non previo contratto, ed è un mero prestito temporaneo, un comodato d’uso, così come accade per il proprio corpo, i cui elementi sono subito riacquisiti dal sistema lunare una volta morti.
La valuta locale – i bitsis – ha un ruolo marginale. La Luna libera da legislazioni, prigioni, corpi di polizia e proprietà privata esige che tutto abbia un prezzo. Persino i quattro elementi. Ossigeno, carbonio, acqua e rete dati: chi non paga ogni respiro boccheggia, ruba o muore, viene smembrato dai zabbalin, torna ad essere materia per stampanti.
Se la descrizione sembra incoerente o l’idea azzardata è totalmente colpa della sottoscritta, che non ha la capacità di McDonald di gettarvi dentro una realtà così proiettata nel futuro, così visionaria eppure tutto sommato coerente. Un futuro radicalmente diverso da quello che siamo soliti immaginare, un futuro costruito con la capacità quasi filosofica di piegare il luogo comune, lo stereotipo o la risposta più ovvia. McDonald è lo scrittore statista che non guarda al domani ma al prossimo secolo. In altre parole, McDonald crede nella missione della fantascienza di guardare oltre il domani prossimo, affinché la letteratura sia uno degli strumenti per cambiare la visione utilitaristica ed immediata della società contemporanea. Come accade in Luna, i suoi romanzi sono spesso collettivi e plurigenerazionali, impegnati a creare sistemi sociali complessi e totalmente inediti, nel tentativo di metterli alla prova sul lungo periodo.
Il sogno di una delle sette religiose lunari – le Signore dell’Adesso – è quello di creare una società che possa sopravvivere diecimila anni. È il riflesso di un’associazione di intellettuali, scienziati e scrittori (di fantascienza e non) di cui fa parte McDonald; lo scopo della stessa è quello di depotenziare il termine della morte del soggetto, tentando di immaginare cosa succederà ai discendenti dei discendenti. La società lunare è frutto della profonda adesione a questo ideale di McDonald, della sua meditazione incessante in questo senso: è una civiltà brutale e violenta, ma anche del tutto scevra da discriminazioni di natura religiosa, sessuale e razziale. Sulla Luna ogni orientamento sessuale e tipologia di unione famigliare è consentita, praticata e si spinge ben oltre al rendere la comunità queer ben accetta.
Parliamo di una società in cui il giovanissimo Robson può andare in sposo a un uomo che ha più del doppio dei suoi anni per un contratto tra famiglie (perché tutto è un contratto sulla Luna) e trasformare un matrimonio di ostaggi in uno dei legami che gli salverà la vita, in un libro che lo vede perenne fuggiasco. Sulla Luna Bryce MacKenzie è un individuo spregevole ma non per le sue tendenze pedofile, perché come ogni altra cosa, la pedofilia non è un reato se mutuata da un contratto. È proprio questo il talento squisito di Ian McDonald, ancor più pensatore che scrittore, capace di non cadere nel facile tranello del giusto o sbagliato contemporaneo, d’immergersi senza compromessi nelle premesse estreme che si è posto e descrivere cosa ne derivi al netto di un facile giudizio morale preconfezionato.
Il tentativo forse più ambizioso è quello di trasformare una malattia come la sindrome bipolare in una sorta di etnia neuronale e familiare. Nel primo volume c’è una nota stridente: Wagner Corta, pecora nera della famiglia, viene additato come Lupo, licantropo che acquisisce poteri eccezionali con il sorgere della Terra. Nel secondo volume (non a caso intitolato in inglese Wolf Moon) uno dei protagonisti è lui, l’uomo diviso tra ombra e lupo: con il ciclo terrestre le sue personalità si alternano, quasi che esistessero due Wagner che si fondono, ma mai s’incontrano.
Il suo estremo bipolarismo lo dota di capacità eccezionali ma lo rende anche bisognoso di un branco, una forma sociale e famigliare che gli consente una vicinanza con coloro che sono affetti / benedetti dalla stessa influenza e malattia, con cui vive in una specie di comunione di sentimenti e pensieri. Non è il passaggio più chiaro e immediato, ma è un altro salto visionario di Ian McDonald, che come scrittore davvero non conosce la banalità.
Luna Piena è un libro di cadute: la caduta di Robson, la caduta dei Corta, la morte improvvisa e violenta di giovani ambiziosi e veterani della Luna, la discesa sulla Terra di Lucas e lo sfacelo dell’Aquila della Luna, simbolo di un esperimento sociale messo in crisi dalla smania – senza fantasia e senza visione – della Terra di tornare ad assoggettare le cinque famiglie, di trasformare i Lunari in sottoposti, di ricondurre la loro visione societaria a quella secolare terrestre. Se il libro è sbilanciato è perché, dopo essersi conquistato il suo pubblico, Ian McDonald non riesce o non vuole più contenersi e si concede allunghi arditi nella direzione intellettuale che lo interessa, ai livelli letterari e immaginifici in cui è solito muoversi.
Luna Piena è la fine della forma anarchica e istintiva con cui la Luna governa sé stessa, è il caos tra Draghi che si trasforma in scontro ideologico tra Terra e Luna. Se nel primo volume cadevano i Corta, qui cade la Luna, che perde la sua prima muta, pronta strisciar fuori diventando qualcosa di differente.
A supportarla e puntellarla c’è l’immaginazione di McDonald, certo, ma anche un certosino lavoro di ricerca che traspare in ogni caratterizzazione. Con l’eccezione di Alexia (il personaggio più sacrificato della trilogia in quanto meramente funzionale allo sviluppo della storia) McDonald nasconde tra comprimari e comparse personaggi di grande spessore. A renderli così carismatici contribuisce un lavoro maniacale di ricerca relativo alle loro passioni e manie, una caratterizzazione manuale e artigianale di grande efficacia.
Robson che cade dal cielo è un’apertura incredibile del romanzo perché sintetizza al suo interno chissà quanti giorni o settimane di ricerca dell’autore su come funzioni il parkour e su come ci si senta a praticarlo, così come è commovente la spiegazione che Lucas dà alla piccola cugina Luna su come si faccia una torta (sua grande passione) e perché sia il regalo più sentito e prezioso sulla Luna. Non è un mero spiegare una presa o raccontare una ricetta. Si sente quanto Ian McDonald scavi a fondo fino a diventare padrone del più minuscolo dettaglio sui trucchi di prestidigitazione prima di mettere a Robson un mazzo di carte in mano, su quante centinaia di ore di musica bossanova abbia divorato prima di permettere a Lucas di penetrarne i segreti.
Luna Nuova è insomma la premessa sfavillante del trucco di magia, Luna Piena è la sua splendida esecuzione. Cosa ci sia dietro e quale sia la fine dello spettacolo, sarà compito del terzo e ultimo volume Luna Crescente spiegarlo, frenando l’infinita caduta nella visione di McDonald.
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Luna Nuova è attualmente disponibile in due versioni: come volume singolo della collana Urania (ebook) o nella titan edition della Trilogia, che raggruppa in un unico volume i tre romanzi di Luna.
Questo articolo è apparso originariamente sul blog di Elisa, Gerundiopresente, dove trovate anche un’interessante intervista con Ian McDonald.
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